Qualche articolo fa abbiamo tessuto le lodi della stagione che più di tutte, a buona ragione, ha deliziato le menti di artisti di ogni genere nel corso della storia: la primavera. Tuttavia, quando la stagione del risveglio giunge a piena maturazione, essa lascia spazio a un periodo altrettanto rigoglioso che, a mio modo di vedere, solletica più di ogni altro le fantasie infantili e lo spensierato vaneggiare che tanto amiamo, e che intratteniamo nel momento in cui il verdeggiare dei profumi si incontra con le calde tinte degli interminabili crepuscoli. Il concerto sensoriale che accompagna questa stagione mancherebbe del resto di una componente importante, se trascurassimo i freschi sapori con cui la natura puntualmente ci benedice. Anche qui, vi daremo qualche spunto per stimolare i vostri palati con le primizie dell’estate.
Lattuga
L’insopportabile afa estiva ci costringe ogni anno a cercare ogni possibile sollievo, che si tratti di un ventilatore a velocità 3, una bevanda a temperature siderali, ma anche della fresca verdura. E a tal proposito come possiamo non citarne una che conferisce freschezza sia che la si utilizzi come contorno, sia che la si aggiunga come componente in un piatto? Stiamo parlando della comunissima lattuga. La fama di cibo da dieta ferrea è senz’altro meritata, dal momento che la lattuga è composta al 95% di acqua. Da ciò dipende il fatto che essa abbia un bassissimo contenuto energetico. Tuttavia è opportuno notare che, in base alla varietà a cui facciamo riferimento, contiene una buona varietà di vitamine, tra cui la vitamina C, la vitamina A e la vitamina K. È infine una fonte apprezzabile di acido folico e ferro, oltre che di beta-carotene per certe specifiche varietà. Non possiamo dilungarci troppo sulla storia di questo vegetale, che come potete immaginare gode di una veneranda tradizione. Ci limitiamo a dire che l’evidenza del suo utilizzo di estende nel passato fino al III millennio a.C. Oggigiorno il produttore principale di lattuga è la Cina, che con 14,4 tonnellate produce da sola più della metà della lattuga nel mondo (i nostri lettori più fedeli non saranno sorpresi da questo dato).
Cetriolo
Rimaniamo su una componente elevatissima di acqua, ma aggiungiamo qualche nota di sapore in più e introduciamo i cetrioli. Qualcuno che come me è stato bombardato di serie televisive e pop-culture americana di vario genere avrà forse, più che altro, familiarità con la ghiottoneria dei nostri conspecifici d’oltreoceano per questo ortaggio. In realtà la sua origine è indiana (dell’India vera) e si è diffuso in Europa col tramite di greci e romani. Curiosamente, pur essendo leggermente più generoso dal punto di vista del palato rispetto alla lattuga, io cetriolo è meno denso di sostanze come vitamine e minerali. D’altra parte, sembra che fin dal ‘500 il cetriolo fosse noto per le sue proprietà cosmetiche. Il medico e umanista italiano Pietro Andrea Mattioli infatti, raccomandava i semi e il succo del cetriolo per “far bella la pelle”. Non sorprende dunque il fatto che tutt’oggi ci sia una consistente presenza (in varie forme) di questo vegetale in molti dei prodotti cosmetici in commercio . È indicato per ammorbidire e idratare la pelle che tende così ad assumere una maggiore elasticità.
Peperone
Con in il prossimo vegetale aggiungiamo un po’ di brio alla nostra tavolozza di colori, che oltre al verde si tinge ora anche di giallo e di rosso (e di molti altri colori in base alla varietà) con i peperoni. Anche qui parliamo di una verdura (più precisamente una bacca) con una storia lunghissima, ma in questo caso ricalibriamo i nostri navigatori e ci dirigiamo nelle Americhe. I residui fossili sembrano infatti constatare che la sua stabile coltivazione risalga a 6100 anni fa in Ecuador. Come in altri casi di vegetali di simile origine geografica, dobbiamo aspettare il XV secolo prima che essi facciamo approdo sulle coste europee. Curiosamente, il termine anglofono di bell pepper fu coniato da un pirata chirurgo operante in America centrale, Lionel Wafer. Aldilà delle caratteristiche biografiche del peperone, ciò che ci interessa ancor di più sono le sue proprietà nutrizionali (che variano comunque grandemente sulla base della varietà. Noi prenderemo come riferimento il peperone rosso). Nonostante la sostanziale penuria di macronutrienti (ma questo non ci sorprendere) ciò che balza inevitabilmente all’occhio è la straordinaria quantità di vitamina C contenuta nei peperoni. Bastano infatti 100 grammi di peperoni rossi per avere un apporto di vitamina C pari addirittura al 171 % del valore giornaliero raccomandato! Il peperone non si risparmia poi nemmeno per tutta un’altra serie di vitamine e in generale micronutrienti, di cui contiene apprezzabili quantità.
Pomodoro
Concludiamo con un’assoluta delizia della cucina, che da sempre dà vita a una quantità incalcolabile di piatti della nostra tradizione. In questo caso la collocazione geografica delle origini rimane pressoché tale, ovvero l’America centrale. A livello cronologico tuttavia, non è nota la data di domesticazione di questa pianta. Sta di fatto che, così come nella nostra cucina il pomodoro è diventato una componente ineliminabile, anche anticamente nelle popolazioni della suddetta Mesoamerica, il pomodoro era parte integrante della cucina (probabilmente anche in virtù delle presunte capacità afrodisiache), specie presso gli Aztechi. Anche qui, già lo immaginate, l’importazione in Europa deve attendere l’epoca delle colonizzazioni. Pare infatti sia stato proprio il condottiero Hernán Cortés nel 1540 a portarlo in Spagna, di ritorno da una delle sue spedizioni. Nonostante ciò per assistere a una vera e propria diffusione dobbiamo attendere il secolo successivo. Purtroppo da un punto di vista nutrizionale il pomodoro non regge il confronto con il sopracitato peperone. Il pomodoro contiene infatti al più una moderata quantità di vitamina C (ma nemmeno lontanamente simile a quella del peperone), ma oltre a questa nessun altro micronutriente in quantità significative. Nonostante ciò, basta forse questo per resistere alla golosità dei pomodori all’interno della nostra dieta? No di certo, e se dobbiamo essere esaustivi, possiamo senz’altro dire che nonostante tutto il pomodoro, come le altre verdure, costituisce una opzione validissima all’interno di una dieta ipocalorica.
Concludiamo qui il nostro brevissimo excursus di quattro importantissime verdure primaverili con una piccola appendice. Perché è importante mangiare “di stagione”? È importante per svariati motivi: per quanto riguarda il gusto, dal momento che la frutta e la verdura di stagione è più buona, saporita e profumata; per la salute, poiché frutta e verdura danno il massimo in termini di valori nutrizionali se colte nel rispetto della stagionalità; per il portafoglio, dato che i minori costi di mantenimento si riverberano sulle tasche del consumatore; infine per quanto riguarda la sostenibilità, dal momento che coltivare frutta e verdura in periodi non adatti comporta la necessità di implementare fertilizzazione, illuminazione, riscaldamento e in generale conservazione artificiali.