Broccoli: il vegetale “politico”

Amati e odiati, decantati e calunniati, i broccoli sono stati una delle piante che hanno generato più controverse nella storia, talvolta a tal punto da farne una questione di stato. L’esempio più celebre consiste sicuramente nella lunga sequela di commenti del quarantunesimo Presidente degli Stati Uniti George H. W. Bush. Un passo falso elettorale il suo astio nei confronti dei broccoli, alimento che negli anni 80’ ha vissuto la sua epoca d’oro, vedendo il proprio consumo raddoppiare nel corso di un decennio. La lotta ai broccoli era un tema tanto caro al presidente che i democratici hanno fatto di questo vegetale un vessillo da sfoggiare fieramente nella propria opposizione al suo governo.

Broccoli nel tempo

Aldilà delle scaramucce americane che tanto hanno giovato alla notorietà dei broccoli, la biografia di quest’ultimi affonda le proprie radici nella (relativamente recente) storia antica. È stato infatti solo grazie all’intervento umano che i broccoli hanno avuto i loro natali. Essi sono il risultato dell’allevamento di colture di Brassica nel Mediterraneo settentrionale a partire dal VI secolo a.C. circa. I broccoli hanno le loro origini in cultivar primitive coltivate nell’Impero Romano e sono stati probabilmente migliorati attraverso la selezione artificiale nella penisola italiana meridionale o in Sicilia. Dobbiamo comunque aspettare molti secoli prima che i broccoli raggiungano una consistente diffusione anche in Europa settentrionale (XVIII secolo) e ancor di più sulle sponde americane (XIX secolo). L’approdo su quest’ultime si deve probabilmente ad immigrati italiani, che anche coi broccoli non hanno rinunciato alla loro tendenza ad esportare le proprie tradizioni. La paternità italiana del broccolo è oltretutto confermata dal fatto che, soprattutto all’estero, ci si riferisce alla varietà più comune anche come “broccolo calabrese”.
Oggigiorno la produzione dei broccoli è pressoché dominata dalla Cina e dall’India, con rispettivamente 10,6 e 9,1 milioni di tonnellate prodotte nel 2019, costitutive del 73% della produzione mondiale. Basti pensare al profondo distacco che separa questi due produttori dal terzo maggiore, gli Stati Uniti, che si attestano sulle più “modeste” 1,2 milioni di tonnellate.

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Broccoli e salute

Sono molti coloro che includono i broccoli nella propria dieta, magari in virtù della grande quantità di ricette che ne valorizzano la straordinaria bontà. Noi facciamo parte di questi, ma vogliamo comunque convincere coloro che non condividono questa passione nel gusto, portando alcune ragioni oggettive per cui l’inclusione del broccolo nella quotidianità può costituire un grande giovamento per la salute.
Da un punto di vista squisitamente nutrizionale una prima caratteristica che salta all’occhio del consumo di broccoli è il loro consistente contenuto di fibre. Come è noto, quest’ultime hanno un impatto notevolmente positivo sulla salute intestinale. Ma i vantaggi non si fermano certo qui, poiché il pezzo forte dei broccoli, come di molte altre piante crocifere è la presenza di una varietà di antiossidanti e in generale di fitocomplessi che hanno tra le altre cose un grande ruolo nella prevenzione dei tumori. Entrando nello specifico, vi è una famiglia di fitocomplessi che ha ricevuto intensa attenzione dalla ricerca scientifica: gli isotiocianati. Gli studi suggeriscono che gli isotiocianati riducono lo stress ossidativo, diminuiscono l’infiammazione e contrastano lo sviluppo e la crescita del cancro. Sicuramente da non trascurare è poi l’apprezzabile contenuto di vitamine e minerali. Tra questi i principali sono vitamina C, vitamina K1, folati, potassio, manganese e ferro.

Broccoli e ambiente

Non ci smentiamo mai, e sapete già in un nostro articolo un riferimento al valore degli alimenti all’interno del contesto ambientale non può mancare. Possiamo partire subito con qualche dato a livello generale. Spesso i dati maggiormente presi in considerazione per valutare la sostenibilità di un alimento dal punto di vista ambientale sono quelli riguardanti l’impronta idrica e l’impronta di carbonio. Ulteriore punto di forza dei broccoli è infatti l’impatto relativamente basso in questi due specifici casi, specie se paragonato ad alimenti di origine non vegetale. Occorrono 285 litri d’acqua per produrre 1 chilogrammo di broccoli e ci vogliono circa 2,0 CO2e per produrre 1 chilogrammo, l’equivalente di guidare un’auto per 7,75 chilometri. La produzione di broccoli è relativamente sostenibile, poiché non comporta danni significativi all’aria, all’acqua, alla terra, al suolo, alle foreste, ecc. se non si utilizzano pesticidi. Assicuratevi di acquistare prodotti non OGM/biologici, poiché i pesticidi chimici e tossici contaminano l’aria, l’acqua, il suolo, ecc. quando si utilizzano pratiche rigenerative.

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